Possono essere distinti in fattori modificabili e fattori non modificabili, ma entrambi concorrono alla possibile insorgenza di infarto e aterosclerosi.
Fattori non modificabili:su di essi non si può agire efficacemente ma si può invece attuare un costante monitoraggio per una attenta prevenzione. Tra essi si includono:
- Età: il rischio di infarto, come per quasi tutte le patologie cardiovascolari, aumenta con l'avanzare dell'età.
- Sesso: in età giovanile e matura, l'infarto e l’aterosclerosi sono più comuni negli uomini rispetto alle donne. Dopo la menopausa, invece, complice il calo degli ormoni ‘protettivi’ il rischio si equipara a quello del sesso maschile.
- Familiarità: casi di malattia cardiovascolare acuta nella storia familiare predispongono maggiormente al rischio di infarto, soprattutto se l’evento del congiunto si è manifestato in giovane età.
Fattori modificabili:sono per lo più correlati alle abitudini quotidiane e la correzione può fare la differenza sul rischio di sviluppo dell’infarto.
- Stile di vita: sedentarietà e fumo di tabacco sono fra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare. Cessare l’abitudine e condurre una vita attiva, praticando regolarmente almeno 20-30 minuti di attività fisica al giorno, è il metodo migliore per prevenire i problemi cardiovascolari e per tutelare la propria salute.
- Alimentazione: Una dieta troppo ricca di calorie e grassi contribuisce ad aumentare il livello di colesterolo e di altri grassi (lipidi) nel sangue, rendendo più probabile l’evento cardiovascolare. Un'alimentazione sana ed equilibrata ha invece una grande valenza in termini di prevenzione sulla salute del cuore e non solo.
- Pressione alta: Si associa ad una aumentata probabilità di sviluppare l’aterosclerosi e le sue complicanze, quali l'infarto cardiaco o cerebrale. L’ipertensione è infatti correlata a un aumento del lavoro cardiaco che si traduce nel tempo in un progressivo malfunzionamento del cuore e nella possibile comparsa di scompenso cardiocircolatorio.
- Diabete: l'eccesso di glucosio nel sangue danneggia le arterie e favorisce l’insorgenza dell’infarto e/o danni di organi importanti come il rene, con l’eventuale comparsa di insufficienza renale che a sua volta è associata ad un maggior rischio cardiovascolare.